Vuelta a España 2021, per Fernando Escartín le salite fin dall’inizio fanno la differenza: “Attirano il pubblico”

Nei giorni scorsi è stato svelato il percorso della Vuelta a España 2021. La corsa a tappe iberica tornerà, se tutto andrà per il verso giusto, nel suo slot di calendario consueto dal 14 agosto al 5 settembre prossimi. Si partirà da Burgos per una cronometro individuale e, dopo diciannove tappe in linea, si concluderà di nuovo a cronometro a Santiago de Compostela. Fernando Escartín, ex corridore e attuale Direttore Tecnico della Vuelta, ha spiegato a La Bicicleta Podcast il proprio punto di vista sul tracciato.

La filosofia della corsa resta invariata, con diverse difficoltà fin dall’inizio: “Ci piace mettere nei primi giorni qualche arrivo con una salita che fa la differenza – rimarca Escartín – Picón Blanco è un passaggio piuttosto difficile dove si faranno le prime differenze”. Le tappe mosse fin dalla prima settimana è ormai un tratto distintivo della Vuelta, insieme a tappe brevi e trasferimenti minimi: “La montagna è ciò che attira il pubblico, gli piace vedere i ciclisti darsi battaglia”, aggiunge, sostenendo che l’intento è quello di “cercare quel pubblico dalla prima settimana e far appassionare le persone alla gara fin dall’inizio“.

Un altro arrivo sul quale c’è molta curiosità è quello della nona tappa sull’Alto de Velefique: “A 60 chilometri dal traguardo si salirà su un pendio di cemento lungo tre chilometri, che è lo stesso dove finirà la tappa e che ha rampe al 20%. Sarà una tappa molto difficile. Attraverseremo l’Andalusia in agosto e farà molto caldo”, aggiunge Escartín che poi si sofferma anche sull’Alto d’El Gamoniteiru che concluderà la diciottesima tappa. Secondo lui “le aspettative che si stanno generando sono buone”. Si tratta di 15 chilometri di salita ripidissima, che si preannunciano assai spettacolari: “Il Gamoniteiru è una salita lunga e dura, con poche pause, che può fare la differenza. I fan chiedono questo passaggio da molto tempo e sta creando molte aspettative“.

La pandemia sta nel frattempo rallentando i progetti di partenza dall’estero, magari tornando nei Paesi Bassi: “È stato fatto un ottimo lavoro e l’intenzione è di ricominciare da lì tra qualche anno. Non solo nei Paesi Bassi, ma siamo aperti a farlo in altri posti come è stato fatto a Nîmes”. Inoltre, c’è allo studio anche un passaggio nelle Canarie che però resta logisticamente difficile da mettere in pratica. Già il fatto che quest’anno non si termini a Madrid è un segnale importante della volontà di percorrere altre strade: “Penso che la tappa di Madrid tornerà spesso, ma vogliamo anche ruotare. Di tanto in tanto si può fare qualcosa del genere ma la maggior parte delle volte La Vuelta finirà a Madrid con un percorso classico”.

Un altro tratto ormai distintivo della Vuelta è quello di una startlist di altissimo livello, popolata ogni anno da corridori in cerca di riscatto nei Grandi Giri oltre che da coloro che l’avevano fissata come obiettivo: “La Vuelta a settembre è come la scuola, qualcuno viene a recuperare – ammette – Chi sta bene al Giro può fare La Vuelta, come Marc Soler. E se non vinci il Tour, e lo abbiamo visto nel caso di Roglic quest’anno, puoi essere in forma. È stato confermato che Pogaçar e Valverde ci saranno, penso che i corridori della Movistar che saranno al Tour come Mas o Lopez saranno a La Vuelta perché è importante per loro”.

Spera infine di poter rivedere il pubblico a bordo strada: “È un contributo fondamentale a questo sport”.

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